Storia del Disastro del Gleno – 8^ Parte – Agosto
A cura di SERGIO PIFFARI
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Quando dalla centrale di Povo o dagli uffici di Vilminore vogliono parlare col Duci il telefono squilla una volta, mentre se il destinatario è il Morzenti gli squilli sono due; entrambi ascoltano, comunque, le telefonate in arrivo anche se non destinate a loro. Su alcune questioni, anche molto importanti, le loro testimonianze sono discordanti ed a volte opposte.
* Ma chi è il guardiano della diga? Francesco Morzenti, conosciuto col nomignolo di “Petasalti”, nasce da Gio Andrea e Piantoni Domenica, il 1° gennaio 1888 a Teveno, allora sede del comune di Oltrepovo, e, dal 1927, piccola frazione di Vilminore di Scalve. Si è sempre raccontato che il suo nomignolo, che significa “colui che corre a gambe levate”, gli è stato affibbiato dal giorno del crollo della diga dal quale si è salvato scappando, per l’appunto, a salti. In realtà non è così poiché lo chiamavano in tale modo già da prima; infatti sui giornali che riportano le cronache del “disastro” compare già il suo nomignolo. Anche Virgilio Viganò, quando si reca al Gleno per la prima volta dopo il crollo della diga, così gli si rivolge: “Ah, Petasalti, che disgrazia!”.
Alla visita di Leva della sua classe il Morzenti viene dichiarato rivedibile per insufficienza toracica mentre l’anno successivo, questo ometto alto m. 1,66, scarsi, viene ritenuto abile. Parteciperà alla campagna di Libia ed alla Prima Guerra Mondiale dalla quale tornerà con una Medaglia d’Argento al V.M.; porterà la divisa ben 72 mesi! Altri 15 mesi li aggiungerà, da volontario, nel 1935 nella campagna di Etiopia. Nel 1914 sposa una ragazza del suo paese, Angela Morzenti che gli dà quattro figli: Maria Caterina (1914), Irene Felicita (1915), Domenico Benedetto (1919) e Giacomo Antonio (1921); purtroppo i due maschietti muoiono piccolissimi.
“Petasalti” possiede doti paranormali, delle quali ci sono vari esempi anche se qualcuno resta scettico, ma non io che l’ho conosciuto bene, ed anche una certa cultura per un montanaro di quei tempi. C’è chi lo ricorda recitare talvolta delle brevi orazioni funebri in occasione di funerali celebrati nei paesi della sua Val di Scalve; una testimonianza da Colere, relativa agli anni 1936/37, riporta le parole del Morzenti dedicate al defunto: “Ed ora, caro Elia, scendi pure nella tomba, l’Angelo del Signore verrà a coprirti con le sue ali d’oro”. Oppure quelle dedicate al cugino Giovanni: “Questa terra non è degna di te, dovevi essere trapiantato nelle mistiche aiuole celesti”. Alla faccia del povero ignorante! *
26 novembre 1921. Il Genio Civile informa il Ministero dei LL.PP. di aver approvato il progetto esecutivo del 12 maggio 1919 dell’ing. Gmür e la variazione del tipo di diga da “gravità” ad “archi multipli”.
Secondo le dichiarazioni del guardiano Morzenti, nello stesso mese di novembre si comincia ad immagazzinare acqua nel bacino che raggiunge l’altezza di circa 12 metri: da subito, alla base del “tampone” iniziano le perdite. L’acqua contenuta è sufficiente ad azionare una macchina della centrale di Povo che produce l’energia elettrica necessaria per l’illuminazione ed il funzionamento della teleferica. Il memoriale redatto da quattro tecnici di fama per la difesa Viganò, gli ingg: Mario Baroni, Ugo Granzotto, Luigi Kambo ed Urbano Marzoli, riporta invece che nell’inverno 1921-22 la diga resta vuota con la saracinesca dello scarico di fondo aperta. Comunque sia, anche l’aver immagazzinato l’acqua prima che il calcestruzzo avesse fatto la necessaria presa, pur se smentita, sarà una della colpe attribuite al Viganò.
Tra il novembre 1921 e l’aprile 1923 vengono presentate dalla ditta Viganò diverse domande per lo sfruttamento dei vari torrenti scalvini.
26 gennaio 1922. Il Ministero dei LL.PP. richiede un progetto integrativo riguardante la realizzazione della diga ad archi.
Febbraio 1922. La ditta Viganò presenta al Genio Civile il progetto esecutivo della diga ad archi multipli elaborato dall’ing. Giovan Battista Santangelo.
3 aprile 1922. Con D.M. n° 2122 i lavori di costruzione dei due tronchi di linea elettrica da parte della “Società Elettrica Bresciana” vengono dichiarati “urgenti ed indifferibili”
19 giugno 1922. Il Ministero dei LL.PP. invia al Capo del Genio Civile di Bergamo, ing. Lodovico Lombardi, una lettera nella quale si riferisce che il Consiglio Superiore della Acque ha ritenuto il progetto dell’ing. Santangelo abbastanza ben studiato. Lo stesso Ministero aggiunge, però, che i lavori non devono procedere essendo in corso la relativa istruttoria che comprende anche gli impianti inferiori: l’ordinanza non sarà rispettata!
Estate 1922. L’innalzamento del livello del bacino allaga le cave di sabbia, quindi per la sua produzione, così come per la ghiaia, in cantiere vengono installati un frantoio ed un mulino; altri due frantoi saranno impiantati nel 1923.
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Attività a cura della Commissione Centenario del Gleno