Storia del Disastro del Gleno – 2^ Parte – Febbraio

A cura di SERGIO PIFFARI

 

Il ponte sul precipizio

Il ponte sul precipizio

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* Entra in scena la ditta “Galeazzo Viganò” di Ponte Albiate, in provincia di Milano, proprietaria di cotonifici in Brianza. Il suo fondatore, dopo aver ricoperto il ruolo di direttore nella Manifattura Caprotti, alla morte del titolare decide di mettersi in proprio avviando, nel 1870, una piccola tessitura a mano. Nel 1880 acquista un mulino che sfrutta le acque del Lambro per il funzionamento dei telai  meccanici; apre inoltre una tintoria ed una filatura. Alla fine dell’Ottocento Galeazzo Viganò, che intanto può contare sulla collaborazione dei figli più grandi,  da lavoro a circa  2.000 dipendenti, in gran parte donne. Promuove anche molte attività benefiche nel suo paese ed in quelli limitrofi; significativo il fatto che al suo funerale, nel gennaio del 1901, partecipano oltre 20.000 persone. *

Nell’anno 1916 la ditta “Galeazzo Viganò” ha in scadenza il contratto per la fornitura di energia elettrica con la “Società Anonima per Imprese Elettriche Conti”. In previsione di un forte aumento delle tariffe al rinnovo del contratto stesso, decide di trovare il modo di produrre da sé l’energia elettrica che necessita ai propri opifici; accetta quindi la proposta di subentrare nei diritti dell’ing. Giuseppe Gmür che prevede la costruzione di una diga alla Piana del Gleno sul torrente Povo, in Val di Scalve, a 1.500 metri di altitudine. L’ing. Gmür, il quale ha lo studio a Bergamo, dove è molto noto e vanta numerose conoscenze nei posti di responsabilità, ha già avuto a che fare con i Viganò, ha infatti progettato la grande villa di Campello di Albiate di proprietà di Michelangelo Viganò, uno dei figli di Galeazzo.

 

Operaie (e un ragazzino) sopra Pianezza

Operaie (e un ragazzino) sopra Pianezza

29 settembre 1916. La ditta Viganò subentra all’ing. Gmür nella domanda di concessione. Lo stesso ing. Gmür  assume il compito di direttore dei lavori al nascente cantiere del Gleno fino al novembre 1917 poi, a causa delle continue intrusioni di Michelangelo Viganò, incaricato dai fratelli di seguire i lavori, dà le dimissioni. Viene sostituito dal giovane ing. Gino Consigli che avrà gli stessi problemi e pochi mesi dopo rifiuterà la mansione. Come progettista, Gmür collabora fino alla fine del 1919 poi, anche a causa dei suoi problemi di salute, declina l’incarico. Sottolineo che, i lavori al Gleno vengono seguiti da Michelangelo Viganò e non dal padre Galeazzo, come si continua a ripetere erroneamente, “mancato ai vivi” il 18 gennaio 1901!

In attesa delle necessarie autorizzazioni la ditta Viganò stipula una convenzione con il comune di Vilminore per la fornitura di energia elettrica per l’illuminazione, prodotta da una piccola centrale sul torrente Tino. I primi ad essere illuminati saranno le piazze e gli edifici pubblici, seguiranno le chiese e le frazioni. Il 19 maggio 1918 viene illuminata la casa dell’arciprete di Vilminore ed a fine anno la chiesa. Nel 1919 toccherà a Vilmaggiore e nel ’20 a Pianezza.

31 gennaio 1917. Con Decreto Prefettizio la ditta Viganò è autorizzata ad eseguire i lavori richiesti ed il Ministero dei Lavori Pubblici ne fissa le norme stabilendo in 3.900.000 metri cubi la capacità del serbatoio.

1 febbraio 1917. Cessa la competenza del Prefetto in materia di acque pubbliche che passa al Regio Genio Civile.

5 luglio 1917. La ditta Viganò comunica al Genio Civile l’inizio dei lavori al Gleno che sono affidati all’impresa “Giorgi e Siragna” alla quale, nel corso del 1918 subentra la “Cittadini Pietro” di Darfo. Giovanni Siragna, nativo di Feltre (BL), viene ascoltato il 27 febbraio 1924 dal Pretore di Montebelluna al quale dichiara: “Non ho eseguito altro che i lavori di movimento di terra in località Dezzo per la costruzione della funicolare da Dezzo a Pianezza; circa 30 metri di galleria dalla luce di m.2 per 1e ½; due finestre per attacchi di avanzamento, un sentiero che fiancheggia la galleria fino a circa la metà del deposito delle polveri in una camera e niente altro. Tutti i detti lavori durarono circa 6 mesi a cottimo”. Poi anche per la difficoltà di trovare uomini, visto il periodo, rinuncia a svolgere altri compiti e nulla sa della diga.

Da tenere presente che, trovandosi la Piana del Gleno a 1.500 metri s.l.m. i lavori si possono fare solo quando le condizioni meteorologiche e l’altezza del manto nevoso lo permettono, quindi nel periodo invernale vengono sospesi.

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Elenco delle operaie che lavorarono alla Diga [cliccare per ingrandire]

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     Attività a cura della Commissione Centenario del Gleno