Storia del Disastro del Gleno – 11^ Parte – Novembre
A cura di SERGIO PIFFARI
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15 ottobre 1923. A causa delle forti piogge del periodo e dell’immissione dell’acqua di Bellavalle, il bacino raggiunge per la prima volta i 1548 metri s.l.m. e quindi i 38 metri di altezza dallo zero idrometrico, quota che poi viene mantenuta. A conforto di quanto appena affermato c’è l’Ordine di Servizio della “Società Elettrica Bre- sciana”, relativa a questo giorno, che riporta il dato dell’altezza del bacino: 38 metri, sia al mattino sia alla sera.
21 ottobre 1923. Giungono a Vilminore gli ingg. Lombardi e Sassi del Genio Civile per visitare la diga. L’indomani diluvia, tanto che il bacino raggiunge i 38,20 metri e da- gli sfioratori esce una “lama stramazzante” di 20 centimetri; il sopralluogo viene rinviato. Verso sera il guardiano telefona allarmato a Vilminore perché l’acqua che esce rimbalza sulla base della diga; nonostante la pioggia battente vengono mandati a controllare la situazione il cognato di Virgilio, Francesco Silva, e gli ingg. Conti e Francesco Santangelo, fratello del progettista. Questi visitano la diga in alto poiché in basso è impossibile avvicinarsi e si fermano a dormire in una baracca del cantiere.
L’ispezione degli ingegneri del Genio Civile, col Viganò ed il suo progettista, nono- stante il tempo ancora piovoso, si effettua il giorno 23 ottobre con la diga stra- piena. Non viene rilevato niente di anormale, anzi, si considera un severo collaudo viste le condizioni estreme. Naturalmente si tratta di un collaudo ufficioso perché quello ufficiale, come spiega l’ing. Lombardi in Tribunale, consiste nel verificare che i lavori eseguiti rispecchino l’autorizzazione concessa, quindi, in mancanza di questa ultima non si può eseguire alcun collaudo. L’ing. Lombardi sul coronamento della diga chiede all’ing. Santangelo se si sente tranquillo: “Tranquillissimo!” gli risponde il progettista.
Molto meno tranquilla è la gente di Bueggio e del Dezzo, i due paesi più a rischio per la loro posizione geografica, a causa delle numerose voci di lavori malfatti e di per- dite nel muro della diga: ne temono il crollo. Al Dezzo un giorno Virgilio Viganò viene fermato da alcuni residenti che gli esprimono con veemenza le loro preoccupazioni. Il Viganò, talmente certo della solidità della diga, risponde che vi costruirà davanti la casa. Nonostante le sue rassicurazioni gli abitanti del paese scalvino, situato in un punto angusto della vallata, hanno paura perché sanno che in caso di un malaugu- rato cedimento del grande sbarramento non avranno scampo. Date le incessanti piogge di quei giorni ed il continuo aumentare del livello del torrente omonimo c’è chi, per precauzione, porta alla sera i figli in luoghi ritenuti più sicuri e, visto come sono andate purtroppo le cose, ne aveva tutte le ragioni.
25-27 novembre 1923. Ovvero pochi giorni prima del crollo della diga, vengono trafugati dal cantiere del Gleno circa 75 chilogrammi di candelotti di dinamite.
29 novembre 1923. L’ing. Conti viene incaricato di controllare la situazione al Gleno per la persistente uscita di acqua dagli sfioratori dato che il bacino, a causa delle piogge continue, è oltre il massimo della sua capacità. L’ingegnere ordina al già no- minato Giudici Sperandio di posizionare delle tavole su ognuno dei 12 sfioratori per cercare di limitare il flusso dell’acqua, continuo e copioso, sul muro della diga con il rischio di danneggiarlo.
Ribadisco che l’ing. Conti non si reca alla diga per l’aumento delle perdite, come si continua a ripetere. Proviamo a riflettere: l’ingegnere interviene sugli sfioratori e ne fa ridurre la luce per i motivi che abbiamo visto, se la ragione del suo sopralluogo fossero state le perdite, preoccupato per la stabilità del manufatto, invece di far abbassare il livello del bacino avrebbe fatto mettere delle tavole aumentandolo? Non credo proprio! Comunque, anche dopo aver apposto le tavole, l’acqua continua a defluire, pur se in quantità minore.
Anche sull’aumento del livello del bacino dopo aver posizionato le tavole (e dopo un solo giorno…), se non stessimo parlando di una tragedia, saremmo nel ridicolo. Mi riferisco ad alcune testimonianze riportate su questo argomento: in una rilasciata a 30 anni dal “disastro” l’aumento era stato di 30 centimetri, mentre erano diventati 50 i centimetri nei ricordi di un’altra persona dopo un’altra trentina d’anni. In realtà il guardiano Morzenti, alla sera, rileva che il livello è di m. 38,04, cioè di 4 centimetri superiore ai normali 38 metri!
30 novembre 1923. Vengono applicate sugli sfioratori delle tavole alte 25-30 cm. come da ordini dell’ing. Conti. Quest’ultimo alla sera telefona al guardiano per ac- certarsi dell’esecuzione del lavoro: Francesco Morzenti conferma. Purtroppo sarà l’ultimo giorno di attività per la diga e, soprattutto, di vita per le numerose vittime innocenti del “disastro”.
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Attività a cura della Commissione Centenario del Gleno