Storia del Disastro del Gleno – 9^ Parte – Settembre

A cura di SERGIO PIFFARI

I lavori procedono

I lavori procedono

 

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12 luglio 1922. L’ing. Lombardi, capo del Genio Civile di Bergamo, si reca al cantiere del Gleno dove scopre che piloni e volte raggiungono già un’altezza considerevole.

9 novembre 1922. Con una lettera la ditta Viganò chiede al Genio Civile una nuova visita al cantiere.

Autunno 1922. La costruzione di piloni e volte raggiunge la quota di m. 1540 s.l.m. Nello stesso periodo la calce di Valbona viene venduta a Lire 2 al quintale.

Inverno 1922. Si utilizza l’acqua contenuta nel bacino per il funzionamento delle centrali di Povo e Valbona, già pronte.

21 dicembre 1922. Il Ministero dei LL.PP. richiede un’unica istruttoria per tutti gli impianti Viganò.

Centrale di Povo-Bueggio

Centrale di Povo-Bueggio

Marzo 1923. Si ripete la vendita della calce di Valbona.

Aprile 1923. Presentazione del progetto completo, compresa l’utilizzazione del Povo superiore.

8 maggio 1923. Mancano 8 metri, circa, in altezza per completare la diga.

20 maggio 1923. La ditta Viganò presenta una domanda che raggruppa quelle inoltrate in precedenza per le varie concessioni.

Inizio giugno 1923. Il bacino viene svuotato quasi interamente: per un controllo accurato dal quale risulta che è tutto in ordine, secondo la ditta Viganò, per le perdite riscontrate, secondo Francesco Morzenti. Viene ricoperto di catrame o intonacato il retro della diga. ”Non però dappertutto”, dice Morzenti, che continua: “La saracinesca di fondo nel 1923, fu aperta nel maggio-giugno per circa 20 centimetri, nell’occasione del parziale svuotamento. Era pericoloso andarvi. Durante l’estate la apersi ancora due o tre volte quando l’acqua sorpassava il lavoro degli operai. Allora nel bacino l’acqua raggiungeva m. 22 di altezza ed usciva dalla saracinesca alzata per 10-15 centimetri con tanta veemenza che, per la pressione dell’aria, la pelle delle mani veniva tagliata e ne usciva il sangue. Onde, io non mi sarei mai arrischiato di aprirla più dopo che il bacino aveva raggiunto i 38 metri d’acqua”.

5 luglio 1923. Un Decreto del Ministero dei LL.PP. dichiara l’urgenza e l’indifferibilità per i lavori relativi alla domanda del 20 maggio.

1 agosto 1923. Il Genio Civile trasmette al Ministero dei LL.PP. la domanda Viganò del 20 maggio.

Centrale di Valbona

Centrale di Valbona

Ai primi giorni di ottobre la diga è terminata, restano da rifinire alcuni particolari ed ultimare i lavori nella galleria della Bella Valle le cui acque confluiscono nel bacino del Gleno. Si sono resi necessari, per la costruzione di speroni (o piloni) e volte (archi), circa 37.500 mc. di calcestruzzo e, come detto, 66.000 q.li di cemento.

Nella imponente costruzione si riscontrano delle perdite ritenute dai tecnici norma- li fino al raggiungimento dell’equilibrio tra la stessa e la pressione dell’acqua nel bacino. Il Viganò e l’ing. Santangelo non le negano, ma ne contestano il volume ed hanno in mente di sistemarle in seguito in quanto non pregiudizievoli della stabilità della diga. Le numerose fotografie della diga, dai primi lavori del “tampone” ad opera ultimata, non mostrano grandi perdite, ma dispersioni e chiazze umide. Perdite che, invece, vi erano, e non poche, a detta di alcuni lavoratori del cantiere, come Lazzaroni Pacifico: “La diga perdeva acqua in varie parti e precisamente al centro”.

Duci Giovanni: “Nulla so di preciso circa le causali del disastro al Gleno. Sentii solo dire da altri operai che la diga a misura che si alzava perdeva acqua”

Anche il guardiano Morzenti ricorda le perdite della diga che, dapprima: sono rimaste sempre stabili e non sono mai aumentate di volume”, mentre in seguito: “aumentavano man mano che veniva immessa  acqua nel bacino”…

C’è anche chi, come Spada Guerino, manovale addetto ai frantoi della sabbia, riporta le fughe d’acqua dagli sfioratori come fossero perdite nel muro della diga (ma non è il solo): “…Nulla so dire di mia scienza circa i lavori di muratura. Ho potuto notare che la diga gemeva acqua in parecchia quantità. Zampillavano parecchie bocche d’acqua tanto che alimentava un canale costruito appositamente per convogliare le acque sparse dalla diga stessa”.

Un tubo ed il canale all’uopo predisposti, raccolgono appunto l’acqua fuoriuscita dagli sfioratori della diga se troppo piena: il tubo la convoglia verso la condotta forzata, quindi alla centrale di Povo, mentre nel canale in galleria finisce quella non entrata nel tubo stesso che viene scaricata nella vallata. (La galleria è tutt’ora ben visibile a coloro che si recano ai ruderi della diga).

9 giugno 1923 - L'ing. Santangelo ai piedi della diga svuotata

9 giugno 1923 – L’ing. Santangelo ai piedi della diga svuotata

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     Attività a cura della Commissione Centenario del Gleno